PAGARE MENO TASSE IN UNA DITTA INDIVIDUALE: QUALCHE SUGGERIMENTO EFFICACE.
Se negli articoli precedenti ci siamo concentrati su come pagare meno tasse in una società e successivamente ci siamo soffermati sulle SRL, in questo post focalizzeremo la nostra attenzione su un’altra grande categoria di imprenditori: La ditta individuale. Pagare meno tasse con una ditta individuale non è impossibile e – come in tutte le altre realtà e contesti imprenditoriali – dipende molto da una serie di accorgimenti che vanno ad influenzare e limitare il reddito imponibile. Questa forma societaria è una delle più diffuse sul territorio nazionale, raccogliendo a sé molte categorie eterogenee di professionisti (artigiani, piccoli commercianti, legali, professionisti digitali etc..). Ecco perché pagare meno tasse con una ditta individuale rimane un’altra tematica assolutamente pertinente da approfondire.
Ricordiamo che, anche per le ditte individuali nazionali (per via del contesto economico e tributario dove operano) le sfide principali quando parliamo di tassazione, sono più o meno le stesse di tutte le altre forme societarie italiane (come SRL, SPA). Ciò è dovuto al carico fiscale, mediamente più alto rispetto agli altri paesi dell’Eurozona e ad un sistema burocratico lento, obsoleto e che spesso ostacola il cambiamento e la flessibilità delle imprese rispetto le sfide quotidiane. Ma andiamo per ordine facendo una premessa. Il primo elemento da considerare nel pagare meno tasse in una ditta individuale è la domanda base di partenza, ovvero: quante tasse paga esattamente una ditta individuale?
Diciamo che non c’è una risposta univoca e definitiva, perché la tassazione dipende dal regime fiscale applicato e la tipologia di attività esercitata. Due elementi che giocano ad influenzarsi tra loro e che hanno un peso nettamente differente sul risultato fiscale. La tipologia di attività infatti è stabilita dal Codice Ateco dell’Agenzia delle Entrate che, in base al modello di regime fiscale applicato, serve da un lato a comprendere quali siano le spese detraibili per abbassare la base imponibile (regime ordinario). Dall’altro (regime forfettario), serve ad individuare il coefficiente di reddittività, elemento pensato rispetto la tipologia di attività e la quantità di costi sostenuti.
Ma non è finita qui. Il regime forfettario ed ordinario stabiliscono altresì una marcata differenza sul livello di tasse da pagare nella ditta individuale. L’ordinario infatti si rifà agli scaglioni Irpef (come i lavoratori dipendenti) ed ha il vantaggio di rimuovere dall’imponibile tutte le spese sostenute compatibili con e per l’attività. Nel regime forfettario invece, il discorso spese sostenute non è contemplato e si applica un regime imponibile fisso più basso (5% i primi 5 anni, successivamente il 15%), legato al coefficiente di reddittività. Fatta questa dovuta premessa, andiamo a vedere ora nello specifico cosa è possibile fare in entrambi i casi per pagare meno tasse in una ditta individuale.
1. SCELTA REGIME FISCALE ADATTO
Neanche a dirlo, in base a queste premesse fatte in alto, la scelta del giusto inquadramento fiscale rispetto le esigenze e la tipologia di attività esercitata è fondamentale. Questo perché partire con il piede giusto, analizzando ogni casistica (prima ancora di fare business) è e rimane comunque l’opzione più valida per azzerare qualsiasi margine di errore, evitando modifiche societarie onerose e cambi di direzione in fase inoltrata d’avviamento.
2. ABBASSAMENTO DELLA LEVA IMPONIBILE
Oltre alla scelta di un buon consulente fiscale e la scelta del regime fiscale adatto per la tua impresa, pagare meno tasse in una ditta individuale converge nell’abilità di ridurre il reddito (o base) imponibile. Ci sono tante spese eterogenee che si possono dedurre e – sebbene alcune al 100%, altre al 50% – convergono assieme nell’influenzare l’importo totale di tasse. vediamole in dettaglio.
A) Rientrano ad esempio tra gli importi deducibili al 100% i costi legati ad un’autovettura aziendale, le utenze telefoniche fisse e tutte le spese di cancelleria ed IT (come penne, bloc-notes e cartoleria generale, ma anche personal computer, stampanti, storage digitali..). Sempre totalmente detraibili sono le spese in comunicazione, marketing, pubblicità, le sponsorizzazioni dell’azienda, così come le collaborazioni occasionali pagate durante l’anno fiscale.
B) Accanto alle voci principali del punto A, ci sono altre spese deducibili anche solo parziale ma che fanno la differenza a fine anno. L’esempio più famoso sono i costi di affitto e manutenzione (al 50%), il telefono mobile (deducibile all’80% per acquisto o il noleggio), le trasferte aziendali (albergo, spese al ristorante fino al 75%) ed i costi di aggiornamento come corsi di formazione, convegni e congressi di settore (deducibili al 50%).
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